Intolleranti alle mode

In Italia, come in molti altri paesi occidentali, il numero di soggetti allergici è in costante e preoccupante aumento, non solo agli alimenti ma anche a numerose piante e altri composti. Le sostanze che possono dare manifestazioni allergiche sono molteplici, che possono penetrare all’interno dell’organismo in vari modi, tra cui ricordiamo le punture di insetto. Le allergie più frequenti si hanno nei confronti di acari della polvere, le Graminacee, le Composite, la Parietaria, il Cipresso, l’Olivo, la Betulla, e molti altri allergeni, tra cui la forfora di animali come i gatti e i cani. Non bisogna dimenticare poi che tutti gli alimenti sono potenziali allergeni, anche se spiccano arachidi, molluschi, crostacei, latte e uova, oppure che gran parte dei farmaci potrebbe scatenare importanti, se non mortali reazioni immunitarie, come accade per i FANS (diffusi anti infiammatori), gli antibiotici o la famosa e diffusa aspirina.

Tra le cause che determinano l’aumento del numero di persone colpite, sebbene la predisposizione genetica svolga un ruolo determinante, abbiamo soprattutto fattori ambientali, il cambiamento climatico e l’urbanizzazione. Non bisogna trascurare infatti l’abuso soprattutto negli ultimi decenni ad utilizzare in modo esagerato e spesso sconsiderato sostanze potenzialmente nocive quali insetticidi, pesticidi, conservanti, coloranti, ftalati, solventi, metalli pesanti. L’aumento costante, soprattutto nelle grandi città delle polveri sottili da inquinamento atmosferico, le muffe, l’elettrosmog, il buco dell’ozono, le piogge acide e l’inquinamento delle acque, hanno giocato e continuano ad avere un ruolo primario.

Secondo delle stime, in Italia circa il 15% dei bambini in età prescolare è affetto da dermatite allergica e circa il 5% presenta gravi allergie alimentari. Per non parlare di coloro che sono affetti da asma allergico o da rinite.

Le cause precise non sono note, anche se un’alterazione della barriera cutanea sembra coinvolta nella comparsa dell’infiammazione della pelle conseguente all’iper-reattività del sistema immunitario. Non bisogna trascurare poi le recenti evidenze che hanno messo in relazione il cervello con il microbiota intestinale, che svolge funzioni fondamentali in tutto l’organismo e la cui alterazione sembra ormai essere alla base di numerose patologie acute e croniche, in primis le allergie e intolleranze alimentari.

L’Italia è uno dei paesi più colpiti dalle allergie alimentari con oltre 2 milioni di allergici conclamati, che nel complesso coinvolgono circa 17 milioni gli europei, di cui 3,5 milioni di bambini: quasi il doppio rispetto a soli 10 anni fa. Questo ha modificato anche le abitudini alimentari di molte persone e soprattutto la cultura alimentare di molti popoli occidentali. Basti pensare che nei ristoranti è obbligatorio indicare nelle etichette il numero e la tipologia di allergeni presenti oppure nelle etichette alimentari indicare i potenziali pericoli, anche in tracce.

Va comunque detto che oggi le allergie sono sovrastimate e confuse con reazioni di altro tipo. Secondo alcune stime, in Italia, come in altri paesi benestanti, circa una persona su due ritiene di soffrire di allergie ad uno o più alimenti, mentre gli allergici sono in realtà circa l’1-3% della popolazione adulta. Come già detto nei bambini è intorno al 5-7%, dove a scatenare le reazioni sono soprattutto latte vaccino, uova, soia, crostacei e frutta secca, le cui tracce possono essere presenti soprattutto nel gran numero di cibi confezionati e industriali consumati dalla popolazione.

Bisogna fare una netta distinzione allergie e intolleranze alimentari, anche se c’è molta confusione tra questo tipo di alterazioni, oggi frutto del business dei test di intolleranza, che nella maggior parte dei casi non hanno alcuna scientificità, come accade ad esempio per il Cyto test, il VEGA test, l’Alcat, test del capello o DRIA.

Il campo delle intolleranze alimentari probabilmente è quello che necessita di maggiore chiarezza, poiché si tratta di reazioni avverse al cibo, che hanno caratteristiche completamente differenti dalle allergie e non coinvolgono il sistema immunitario e le IgE.

Vanno inoltre distinte quelle che sono le intolleranze enzimatiche come accade per il lattosio (si tratta di una maldigestione dello zucchero contenuto nel latte e derivati) che è più legato ad una permeabilità intestinale e ad un microbioma intestinale sano piuttosto che al deficit di lattasi (diagnosticabile con il breath test), dato che in molte persone completamente prime di questo enzima non si nessuna difficoltà a digerire il latte, mentre in persone senza questa alterazione si hanno seri problemi intestinali ed extraintestinali. Stessa cosa per il glutine, che al di la della celiachia (patologia genetica, permanente, seria e invalidante che colpisce solamente l’1-2% della popolazione) oggi prova presunte problematiche in molte altre persone (alcune delle quali hanno realmente una intolleranza transitoria al glutine), generando, come accade per il lattosio e tutti gli altri allergeni, un business impressionante, con la produzioni di alimenti dedicati, completamente sbilanciati dal punto di vista dei nutrienti sostituti e dalla pessima qualità, acquistati da gran parte delle popolazione che si autodiagnostica il problema o segue delle mode inutili, frutto di ignoranza e paure alimentate dalla pubblicità e dal business dell’industria farmaceutica e alimentare.

Ricordiamoci che una adeguata funzionalità della parete intestinale è fondamentale nell’assorbimento del cibo e nella regolazione del sistema immunitario. Per questo una delle cause alla base delle intolleranze alimentari consiste nell’alterato assorbimento e nella sensibilizzazione al cibo. Sebbene oggi si stimi che gran parte delle persone che pensano di avere delle intolleranze alimentari, ci troviamo spesso di fronte a problematiche di disbiosi intestinale (la cui diagnosi sarebbe facilmente effettuata con un test specifico), frutto di cause di vario tipo, come una bassa qualità dell’alimentazione, un peggioramento della qualità dell’aria che respiriamo e senza dubbio un aumento dello stress.

Il perché di questo aumento delle reazioni legate al cibo infatti è legato allo stile di vita. Consideriamo che il nostro modo di vivere è molto cambiato soprattutto negli ultimi 30-40 anni. In passato i bambini giocavano all’aperto, mangiavano più “microbi” perché non c’erano tante delle norme di sicurezza che oggi impediscono il consumo di cibi non perfettamente conservati e non vi erano molte regole dettate dalla importante Haccp. Sicuramente questo provocava qualche gastroenterite in più, ma c’erano molte meno allergie. Oggi soprattutto i ragazzi, nel periodo in cui si forma il proprio sistema immunitario vivono una vita più asettica e sterile,trascorrendo gran parte del loro in ambienti chiusi e “puliti”, e mangiando cibi “sterili”, non favorendo un regolare sviluppo della flora batterica intestinale (o microbiota).

A questo bisogna aggiungere la peggiore qualità dell’aria che respiriamo, peggiorata per colpa dello smog e anche per il fumo di sigaretta, prezzo che paghiamo per l’aumento del benessere.

A questo si aggiunge che oggi, molte mamme, durante la gravidanza non hanno molta attenzione per l’alimentazione, trascurando l’importanza degli studi di epigenetica, che dimostrano quanto il sistema immunitario possa essere alterato durante la gestazione e trasmesso ai figli. Tra le cause principali di queste alterazioni ci sono senz’altro i pesticidi, presenti a piccole dosi in molti alimenti, una vita stressante e un ridotto allattamento al seno, fondamentale per la trasmissione di un corretto e forte sistema immunitario.

Oggi molte persone per vari motivi, scelgono di privarsi anche di numerosi alimenti (religione, convinzioni, mode, etica), mentre in passato difficilmente accadeva a causa della minore disponibilità di cibo, senza seguire stagionalità e soprattutto varietà, utilizzando quasi sempre gli stessi alimenti tutto l’anno, provenienti spesso da serre piene di fitofarmaci.

Il cibo oggi ha perso valore. Non si mangia più per fame e con la conoscenza del cibo. Non si mangia più con curiosità e per rituale, per tradizione, ma si mangia per abitudine e per riempire le giornate. Perfino i ragazzi mangiano per vizio, come si fuma o si beve. A questo si aggiunge la globalizzazione e delle stupide convinzioni, che propongono, senza alcuna conoscenza, ma solamente una semplice etichetta modaiola, alcune abitudini alimentari non proprie del nostro sistema immunitario, consentendo così anche ai bambini l’utilizzo di cereali al posto di alimenti di origine animale, con una forte riduzione dell’apporto proteico e un aumento degli zuccheri, nonostante la sedentarietà, cibi esotici e semi o spezie che possono scatenare importanti reazioni allergiche.

Ricordiamoci inoltre che le allergie non erano così presenti nella generazione dei nostri nonni, i quali mangiavano cibo senza conservanti, additivi, coloranti, dolcificanti, esaltatori di sapidità e quindi non elaborato. Allora c’era davvero il cibo a metro zero, che seguiva stagionalità e varietà, sebbene assolutamente non bisogna avere la nostalgia del cibo di una volta, visto che oggi la sua qualità è fortemente aumentata in alcuni casi. Le carni provenivano da animali che non erano alimentate con mangimi contenenti ormoni e antibiotici, ma alimentate al pascolo (che era meno inquinato di oggi). Si mangiava fuori sporadicamente e si viveva molto di più all’aria aperta, al contrario della sedentarietà di oggi.

Anche gli studi medici e le farmacie non erano così frequentate come oggi.

Bisognerebbe quindi fare qualche passo indietro in maniera intelligente e senza facili ironie.