Viviamo nell’era della tecnologia e delle comodità, nell’epoca in cui si può avere tutto premendo un pulsante o stando dietro ad un computer. Abbiamo fatto tante conquiste e l’idea di alcuni di un ritorno al passato, è più legata all’ignoranza che alla conoscenza. Perchè la nostra popolazione non è mai stata bene come ora. Perfino il tenore di vita e i guadagni della maggior parte delle persone sono aumentati. Così come il benessere e le condizioni lavorative oltre che i guadagni.
Negli ultimi anni il tenore di vita della popolazione occidentale è cresciuto in maniera rapida ed esponenziale, soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo scorso.
Si è passati dall’avere una aspettativa di vita inferiore ai 60 anni a inizio secolo scorso a quella attuale che è superiore agli 80, con un alto numero di centenari e soprattutto con una rivalutazione del concetto di terza età e di vecchiaia.
Uno dei problemi a cui si assiste oggi infatti è che gli ultra sessantacinquenni sono in aumento, mentre le nascite sono in diminuzione. E nel mondo si contano oltre 100 mila centenari su una popolazione che sfiora i 7 miliardi.
Al contrario di quello che molti affermano, questi cambiamenti non dipendono assolutamente, se non in piccola parte, da fattori genetici (il DNA dello scimpanzè è per il 95% simile a quello dell’uomo eppure la vita media è circa un terzo di quella dell’uomo), bensì sono la conseguenza di fattori ambientali, quindi reversibili, cambiando lo stile di vita.
Tutti i cambiamenti e i miglioramenti inerenti la qualità della vita e le comodità di cui oggi usufruiamo, hanno comportato numerosi cambiamenti nell’ambiente che ci circonda.
Sebbene possiamo vantarci di avere tutto a tutte le stagioni grazie alla globalizzazione, al miglioramento e accelerazione dei mezzi di trasporto, che hanno ridotto le distanze e i tempi tra le persone, si nota sempre più un deterioramento progressivo dell’ambiente e della qualità della vita.
Tutto questo non fa altro che accelerare il processo d’invecchiamento del corpo umano, che si deteriora precocemente, favorendo l’aumento delle malattie ad esso legate.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) circa il 70% delle patologie croniche debilitanti (cardiovascolari, metaboliche, tumori, obesità) sono conseguenza di uno stile di vita errato (alimentazione scorretta, sedentarietà e stress psicologico cronico in primis).
Numerosi sono ormai gli studi scientifici che dimostrano la possibilità di un’inversione di tendenza, grazie all’adozione di stili di vita corretti, mirati all’ottenimento di una qualità di vita migliore.
Purtroppo la medicina moderna troppe volte si sofferma a curare il sintomo o il peggiore dei mali, tralasciando la prevenzione e la cura delle malattie.
La colpa è sia di molti medici, che non riconoscono alla prevenzione la giusta importanza (sebbene costi molto meno delle cure), sia dei pazienti, che si rivolgono ai medici solamente quando il danno è fatto e perché hanno un problema.
Il medico purtroppo viene spesso visto come l’aultima ancora di salvezza, soprattutto dopo la liberalizzazione di molti farmaci “da banco”, che vanno a braccetto con la possibilità di farsi autodiagnosi e autocura.
Oggi pur assistendo ad un aumento della longevità (l’italia per fortuna è ai primi posti al mondo per età media e longevità come dimostrano recenti dati ufficiali), stiamo notando una riduzione degli anni vissuti in buona salute.
Basti pensare che oggi gran parte degli ultrasessantacinquenni che rappresentano una buona fetta della popolazione europea ed italiana, prendono almeno 1-2 farmaci e presentano patologie debilitanti (osteoporosi, ipertensione, artrosi, diabete, patologie cardiache, tumori, problemi respiratori), che sono spesso anche causa di depressione e alterazioni dell’umore.
Eppure sappiamo benissimo che uno dei migliori parametri per valutare la qualità della vita è la felicità. Chi vive felice è meno malato, come osservava già Ippocrate.
Non lavorare sullo stile di vita significa rischiare di avere sempre più malati, persone non autosufficienti, disabili che gravano anche sui costi della sanità e delle famiglie, spesso arrivando a situazioni insostenibili per anziani e parenti.
Ricordiamoci che l’invecchiamento e le patologie non dipendono necessariamente dall’età anagrafica, ma sono in genere il risultato dell’età biologica (cioè l’età che il corpo dimostra).
Il 70% dell’invecchiamento dipende da noi e dalle nostre scelte. Prima si inizia meglio è.
Per questo è importante favorire stili di vita corretti fin dalla nascita attraverso l’allattamento al seno che incide positivamente sul microbiota intestinale e fornendo ai bambini in accrescimento una alimentazione sana e variata, secondo le linee guida sulla corretta alimentazione, favorendo maturazione e stagionalità dei cibi, riducendo gli zuccheri e l’eccesso di grassi, a cui si aggiunge l’attività fisica all’aperto e quotidiana, per respirare ossigeno.
L’alimentazione in tutto questo è fondamentale.
In un’epoca in cui dobbiamo difenderci dall’abbondanza e non dalla fame, produciamo cibo per 12 miliardi di viventi, sebbene al mondo siamo solo 7 miliardi, con 1 miliardo che muore di fame e 2 miliardi che si ammalano e muoiono per patologie legate all’iperalimentazione.
Oggi il cibo ha perso valore. Pensate che fino a pochi anni fa l’80% di quello che troviamo oggi nei supermercati non esisteva. Anzi non esistevano nemmeno i supermercati, comparsi in Italia negli anni 70-80. Ma il valore del cibo era diverso. Si investiva nel suo acquisto gran parte del denaro delle famiglie e tutti avevano i terreni e producevano gran parte di quello che mangiavano.
Oggi invece almeno il 50% del paniere è rappresentato da computer e tecnologia, relegando il cibo a meno del 20% del reddito. Comprando in maggiore quantità e minore qualità, e finendo col mangiare troppo.
Al contrario di quello che professano molte diete e presunti specialisti, che inducono alle privazioni per contrastare questo fenomeno, mangiare è sinonimo di vita, gioia, convivialità.
Per stare in salute dobbiamo solo imparare a non eccedere e capire che, al contrario di quanto dimostra la scienza, ogni giorno siamo circondati da innumerevoli pubblicità e slogan nutrizionali, che focalizzano la loro attenzione sulle calorie trascurando l’importanza della natura degli alimenti. E’ un grave errore guardare al cibo solo come fonte di calorie. Praticare uno stile di vita sano significa invece soffermarci sulla composizione di quello che ingeriamo, sulla qualità delle produzioni agroalimentari, sulla giusta quantità di additivi, fertilizzanti e pesticidi presenti nei cibi che consumiamo ogni giorno. Naturalmente, i limiti di queste sostanze, stabilite a seguito di rigorosi studi scientifici e da controlli di legge, vengono calcolati in base all’ingestione di giuste quantità di cibo. Se in eccesso possono influenzare il nostro benessere. Bisogna però non cadere nei trucchi del marketing e mangiare senza paura, stando alla larga da etichette del marketing come il km zero o simili, biologico, naturale, senza questo o quello.
Tutto può essere veleno come diceva Paracelso, ma è la dose che fa la differenza.
Naturalmente riuscire a tornare ad una alimentazione sobria e stagionale, mangiare il giusto e ruotare quello che si mangia significa anche ridurre la necessità di ricorrere all’agricoltura intensiva, la quale, nonostante ci permetta di trovare tutto l’anno sui banchi dei supermercati, frutta e verdure di tutti i tipi, va a forzare la natura, che si ribella da sempre all’uomo, perché noi siamo ospiti su questa terra. Produrre di più (mangiare e sprecare di più) significa dover abbattere il proliferare di parassiti con l’impiego di massicce dosi di pesticidi e metalli pesanti (compresi quelli “bio”, come il rame), la cui presenza incide sul nostro organismo e sul nostro DNA anche dopo decenni, non solo direttamente, ma anche in gravidanza, allattamento, infanzia e pubertà, con effetti catastrofici, come accade con gli “endocrin disruptors”.
Oltre all’alimentazione vi sono numerosi altri fattori reversibili che incidono sulla qualità della vita e sull’età biologica. Tra questi ricordiamo il movimento, il fumo, l’alcool, lo stress, la vita frenetica, i traumi, il benessere o il malessere psicologico, l’amore, la felicità e molti altri, senza dimenticare l’inquinamento e il peggioramento dell’ambiente.
In passato raggiungere la vecchiaia era sinonimo di fortuna. Lo si faceva quasi sempre in salute.
Oggi purtroppo è divenuto quasi scontato invecchiare, tant’è che ci meraviglia chi muore in età precoce.
Ma quanti di noi si chiedono se vale più la pena vivere a lungo e male oppure vivere meno e bene?
Oggi abbiamo più paura della morte che della malattia. Perchè grazie ai progressi della medicina, quella riusciamo ad affrontarla e spesso a combatterla, ma ci ritroviamo a vivere grazie alle terapie, abbassando la qualità della vita e aumentando la sopravvivenza.
Sia chiaro, tutti invecchiamo. L’invecchiamento però è una conseguenza naturale della vita e non un fattore di rischio per le malattie ad esso legate (come le patologie degenerative).
Sappiamo benissimo che contro il progredire fisiologico non c’è cura, ma oggi le conoscenze scientifiche sono tali da contrastare sia il processo di invecchiamento che l’avanzare dell’età biologica. E sappiamo anche che per ogni malattia c’è chi si ammala e chi no, nonostante vi siano fattori di rischio simili, come può avvenire nei gemelli.
Una di queste variabili è senz’altro il potere della mente. Vogliatevi bene.