Le religioni del cibo

17Viviamo nell’era in cui la medicina, le scienze, le tecnologie e le innovazioni hanno fatto passi da gigante e la qualità potenziale della vita non ha precedenti rispetto a qualunque altra epoca. Non abbiamo mai avuto tanto cibo sulla Terra. E non ci sono mai state tante persone affamate. E paradossalmente queste vivono nelle terre che dispongono del più vasto territorio potenzialmente coltivabile e che ha a disposizione il più alto numero di persone che rappresentano la forza lavoro.

Si stima che attualmente produciamo cibo per circa 12 miliardi di persone anche se al mondo siamo 7 miliardi e circa 1 miliardo di abitanti muore di fame, contro quasi 2 miliardi che combattono le malattie legate all’iper alimentazione.

Mangiare è un rito che si tramanda di generazione in generazione, perchè è dal cibo che dipende la nostra salute e ad esso sono attribuiti notevoli significati simbolici, dal sesso a quelli religiosi. Del resto, secondo la Sacra Bibbia, tutto iniziò con una mela. E proprio da quella mela, l’inizio di tutto, è nato anche il simbolo del Metodo Sensoriale ComeMangi.

Gli storici e gli antropologi ci dicono che lo sviluppo della civiltà è legato alla scoperta della cottura, che ha permesso di rendere più digeribile la carne e il pesce, alla nascita dell’agricoltura e all’allevamento. Naturalmente il modo di mangiare è differente da cultura a cultura. Anche all’interno dello stesso territorio, esistono significati simbolici diversi per lo stesso cibo. Perfino la rinuncia al cibo, vista come forma di penitenza, di controllo e di uso del corpo, assume diversi significati a livello politico o religioso.

Possiamo dire comunque che ogni gesto del nutrirsi è una forma di comunicazione.

Nel corso della storia i riti alimentari si sono evoluti di continuo, ma oggi, in tempi di abbondanza nelle società occidentali, si assiste ad una vera e propria babele di comportamenti, alcuni condivisibili, altri davvero bizzarri.

Naturalmente, mangiare alcune cose piuttosto che altre può fare la differenza. Infatti secondo numerosi scienziati e in accordo con la comunità scientifica, l’uomo deve il suo successo evolutivo proprio al tipo di alimentazione che ha adottato e al modo in cui si è procurato il cibo. Circa 2 milioni di anni fa l’uomo si nutriva di una dieta a base di radici e noci, sviluppando mascelle potenti e grandi muscoli necessari alla masticazione, con un cervello poco sviluppato. L’Homo Habilis iniziò a nutrirsi di carne e a progettare strumenti per tagliarla, aggiungendola a frutti, tuberi e uova di uccelli. Questo permise all’uomo di allargare la scatola cranica e ospitare un cervello più grande, che gli permise di sviluppare le prime “posate” rudimentali.

In realtà l’Habilis ancora non cacciava, in quanto si nutriva principalmente di carogne nella savana, che contendeva agli avvoltoi. E’ solo con l’Homo Erectus infatti che esso iniziò a cacciare, grazie anche all’aumento delle capacità cerebrali e all’aumento della scatola cranica. Si tratta della prima grande innovazione a livello di cibo, che ebbe una grande svolta con la scoperta del fuoco e la possibilità di cucinare la carne, riducendone anche le intossicazioni alimentari e permettendo di condividere il cibo in gruppo anche al calar della sera.

Sono molti gli studiosi che ritengono l’uomo, ad eccezione del Neanderthal che era prevalentemente carnivoro ed era dedito a pratiche di cannibalismo rituale, si cibava non solo di carne (che rappresentava solamente una piccola parte del cibo) ma di frutta, verdure e graminacee selvatiche, seguendo così una alimentazione molto vicina a quella dei popoli dell’area mediterranea.

L’invenzione dell’agricoltura ha comunque segnato positivamente l’evoluzione dell’uomo, portando secondo molte stime la popolazione mondiale da 5 milioni a 500 milioni in 10 mila anni.

Oggi, la situazione è notevolmente cambiata. Come dice Marino Niola, siamo nell’era dell’Homo Dieteticus. I modi di mangiare cambiano di continuo e molte persone passano da un modo di alimentarsi al suo opposto in poco tempo, convincendosi di essere nel giusto e spesso cercando di convincere anche gli altri. Si diffondono pratiche alimentari fino a pochi anni fa sconosciute ai più, dal crudismo al sushi, dal gluten free al senza lattosio, fino a quelle no carb.

In tempi di abbondanza impazzano le diete, i rituali alimentari e le ideologie. Vi sono popolazioni che mangiano cani, gatti e coccodrilli, mentre altre che odiano il latte e i suoi derivati. Religioni alimentari che tolgono di mezzo il glutine, altre che preferiscono la carne di vitello alle cavallette o ai lombrichi.

Nel linguaggio scientifico gli uomini si definiscono onnivori: mangiano cioè sia alimenti di origine vegetale che animale. E a fargli compagnia ci sono numerosi altri animali, come maiali e topi o perfino scarafaggi. Per questo molti uomini sono capaci di resistere anche in condizioni estreme, mangiando di tutto. Diversamente da altri mammiferi però non mangiamo necessariamente di tutto, come ad esempio può accadere per i maiali. Se qualcuno di voi avesse mai visto mangiare un maiale, si renderebbe conto che sarebbe capace di divorare qualunque alimento gli venga messo davanti. Infatti, anche se saremmo capaci di digerirle, evitiamo di mangiare fili di erba, arbusti, legno e foglie degli alberi. Però una cosa che tutti possono confermare, è che vi sono popolazioni che mangiano alimenti che altri disdegnano. Del resto i romani dicevano “De gustibus non est disputandum”. Quello che però oggi abbiamo perso è la sobrietà, la ritualità e soprattutto di valore del cibo. Viviamo in una popolazione in cui impazzano le diete e i sensi di colpa. Per questo andiamo alla continua ricerca di una forma ideale e di un modo di mangiare ideale. Le diete stesse sono diventate come gli oroscopi. La gente alla fine ci crede, come crede nella sorte che porta a giocare d’azzardo. E purtroppo oggi vi sono numerose persone che associano un modo di mangiare ad un percorso di dimagrimento. Alcune aderiscono al vegarianesimo pensando sia la soluzione all’obesità, dopo aver letto un libro che sostiene quel modo di mangiare, senza aver mai fatto uno studio scientifico comparativo tra onnivori e vegani a lungo termine, somministrando in entrambi i casi cibi sani e cercando di avere una vita sana.

Oggi, in periodo di abbondanza, quasi ogni scelta alimentare può essere condivisibile, sia perchè essa rappresenta anche una identità culturale e geo-politica del singolo individuo, sia perchè la carenza di nutrienti può essere colmata con numerosi integratori che impazzano in commercio.

Molti per scelta consumano cibi crudi, altri si astengono dalla carne, di tutti o di alcuni tipi, altri ancora non consumano prodotti derivanti da animali, e ciò per diversi motivi, quali la religione, l’etica o la salute.

Del resto nel mondo vi sono diverse popolazioni che da sempre sono carnivore, come gli inuit, gli aborigeni del deserto australiano, alcune tribù delle Filippine o gli indios della foresta amazzonica, mentre molti popoli tropicali praticano alimentazioni vegetariane (addirittura si hanno testimonianze dei Sumeri nel II millennio a.C., ma è stata forte l’influenza della Scuola Pitagorica nel VI secolo a.C.), in accordo con le loro tradizioni, condizioni igieniche e la loro genetica.

Nonostante il vegetarianismo sia ispirato da ragioni etiche, benché abbia origini lontane nel tempo, solo negli ultimi decenni, come riflesso ad un crescente sentimento di maggiore rispetto verso gli animali nei paesi sviluppati, ha conosciuto una maggiore diffusione. Benchè condivisibile dal punto di vista etico e di libertà di scelta, il veganesimo sembra essere oggi una scelta di ribellione, piuttosto che una scelta razionale legata all’enorme consumo e produzione di carne che fa la nostra popolazione. Se non applicata adeguatamente e generalmente seguita da un nutrizionista, può portare a deficit o riduzione nell’assorbimento di alcuni nutrienti. E per questo è sconsigliata in età pediatrica. Nonostante ciò ci sono persone che pensano di dimagrire passando eliminando alimenti di origine animale, pensando facciano male alla salute, facendo poi abuso di carboidrati come pane e pasta, magari giustificando la loro scelta perchè quel grano è migliore di un altro. Oppure persone che scelgono la latto-ovo-vegetariana e poi fanno abuso di latticini e formaggi industriali ricchi di sale e additivi, coloranti e latte proveniente da allevamenti intensivi ricchi di ormoni e antibiotici, magari stando seduti sulla poltrona ad aspettare i risultati. Tutte motivazioni e sogni inutili che alla fine si ritorcono contro e non danno alcun risultato a medio lungo termine. Oppure coloro che scelgono uno stile di vita iperproteico, pensando sia il migliore in assoluto, escludendo cereali e glutine, senza pensare che è proprio grazie a quelli che siamo arrivati fino ad oggi, a partire dalla “Mezzaluna fertile”, ma che rispetto ad allora non abbiamo più regole nel mangiare.

Tutti fanno gli stessi errori degli onnivori, senza avere la briga di leggere le cause del loro malessere. Ormai i vari adepti si rivolgono al medico che professa la loro stessa religione e vanno dal nutrizionista che appartiene alla loro stessa fede. Come se il medico potesse visitare solamente i cristiani o i musulmani, a seconda della religione a cui appartiene.

Per non parlare delle numerose associazioni a capo delle quali ci sono personaggi senza arte ne parte, senza un titolo di studio o una qualifica, capace di dare in mano gli strumenti scientifici per sostenere quello che cercano di difendere e che non fanno altro che creare manifestazioni o social groups dove ogni giorno postano ricette e consigli basati sulla propria esperienza, senza un briciolo di conoscenza medica, di fisiologia, biochimica o anatomia, senza nemmeno conoscere da dove abbia origine storica, etica e sociale la loro filosofia, giudicando in maniera negativa chi non la pensa come loro e pretendendo di essere nel giusto.

Per non parlare di coloro che parlano di scelte etiche nel non mangiare carne e poi non si preoccupano minimamente di quanti insetti uccidono a causa dell’alto numero di pesticidi utilizzati per produrre cereali, frutta e verdure. Per non parlare dell’inquinamento legato alle pratiche pratiche agricole intensive, necessarie per le loro crescenti richieste.

E cosa dire dell’inquinamento elettromagnetico o delle polveri sottili dei mezzi di trasporto, utilizzati ormai da tutti? Nessuno si accorge che ormai le motivazioni delle varie fazioni alimentari sono soprattutto commerciali. Naturalmente non è così per tutti, ma sapere che appartenere ad un gruppo o un altro è un mezzo per sentirsi parte di una tribù è davvero assurdo e non ha nulla a che fare con la scienza. Quello che molti ancora non hanno capito, è che le nostre preferenze, scelte, seppur motivate, faranno sempre gola a chi produce e a chi vende. Chi produce ci produce quello che noi vogliamo. La legge è quella della iperproduzione se non capiamo di mangiare troppo e di doverci dare una regolata. Per questo si sono diffuse delle prescrizioni dietetiche senza fondamento e che ancora oggi impazzano sulla rete e negli ospedali, come la “dieta per il diabete”, la “dieta per il colesterolo” o la “dieta per la cellulite”, avverrà per tutte le nostre scelte. E questo lo si può vedere anche con le nuove tendenze alimentari che sono appunto quella vegetariana, la cui spinta etica sta portando l’industria a sperimentare la produzione di carne senza carne, uova senza uova, arrivando perfino alla produzione di carne con stampanti 3D per soddisfare gli animalisti. Per non parlare della scelta “halal”, “kosher” oppure di quella paleolitica, tutte condivisibili ma con molte lacune storiche, sociali e scientifiche. Ma il vero problema è che oggi le tribù alimentari esistono perchè non c’è nessuna legge che regolamenta chi può occuparsi di dieta e chi no. Tutti pensano di essere detentori del sapere. In epoca di “pance piene” è facile salire sul pulpito e dire agli altri cosa fare, anche se non hai mai visitato quella persona e non conosci nulla del suo stato di salute. Prendendo spunto da quello che scrive Giuseppe Rando nel suo libro “Come mangiano i leoni”, ve la immaginate una leonessa che va a procacciarsi il cibo e inizia a dire oggi mangio questo animale perchè contiene più ferro, questo lo evito perchè contiene troppo colesterolo, oppure questo mi serve perchè ho carenza di zuccheri. E lui stesso si chiede: tutti conosciamo come mangiano i leoni. Lo fanno da sempre e sempre alla stessa maniera. Ma gli uomini come mangiano?

Mangiano secondo la loro religione politeistica: dietology!

Quindi seguite la “religione” o la filosofia che ritenete più vicina alle vostre esigenze, al vostro credo e ai vostri diritti. Ma evitate di essere integralisti e imparate a convivere con chi è diverso. Investite il vostro tempo ad evitare eccessi e difetti, a conoscere il cibo e a ricercare quello vero.

State alla larga dalle diete, perché sono inutili. Abbiamo solo bisogno di abitudini sane, personalizzate in base alle nostre esigenze e gestibili tutta la vita. Ma per imparare, serve tempo e pazienza.

Naturalmente non è facile liberarsi delle proprie fobie e convinzioni. Questo perché le religioni del cibo si combattono tra loro a suon di ricerche e studi scientifici che sostengono le proprie idee e teorie, cercando di convincere le persone che la verità è custodita nel loro credo. Mettere però insieme degli studi e scartarne altri che dimostrano il contrario non è scienza. Per questo esistono centinaia di teorie e oltre 30 Mila libri sull’alimentazione.

Se la verità fosse nelle mani di qualcuno, sicuramente verrebbe rivelata almeno in ambito scientifico.

Solo una cosa è certa: LE DIETE NON SERVONO A NIENTE.

Bisogna vivere in salute e non pensare sempre e solo al cibo, altrimenti ci si ammala e si diventa ortoressici e ipocondriaci, ovvero i migliori clienti Henry Poncarè, racchiude il tutto in questa frase: “la scienza è fatta di dati come una casa è fatta di pietre. Ma un ammasso di dati non è scienza più di un mucchio di pietre non sia casa”.