Il senso del cibo

Nella società odierna abbiamo perso molti valori. La civiltà corre veloce e con essa le innovazioni. Persino il cibo non ha più la considerazione del passato. Nemmeno la ritualità e la convivialità di cui esso aveva il posto predominante. Siamo passati dal pregare intorno alla tavola per ringraziare la disponibilità di cibo a mangiare a tutte le ore in ogni luogo e trovando l’occasione giusta per farlo di nuovo. Aperitivi, apericena, aperipizza e altre invenzioni moderne hanno rivoluzionato il nostro rapporto con il cibo. Mangiare è diventato uno spettacolo da esibire sui giornali, in televisione, nei principali luoghi di divertimento, come fosse un animale da circo, pronto a riempire le piazze e a deliziare le masse. Questo modo di fare, ha creato distacco tra chi produce e chi compra. Il lavoro dei contadini, degli artigiani, dei pastori e dei pescatori in questa maniera non viene più rispettato. Il cibo ha perso valore. E’ diventato merce. Anche il medico, il terapeuta ha perso valore, rispetto, sacralità. L’informazione oggi viene gestita da chi produce e dai numerosi blogger che nella vita si occupano e hanno studiato tutt’altro che il funzionamento dell’organismo. Nessuno conosce più il rispetto per le produzioni, la biodiversità, la tutela del paesaggio e le tradizioni. Oggi ci viene offerto cibo a basso prezzo e si va alla ricerca del risparmio, pur di acquistarne una maggior quantità. Si parla a sproposito di gastronomia, di qualità e di valore. Non si conosce più la differenza tra le produzioni artigiane, tra chi va nei campi e vive per il suo lavoro, e chi invece comanda il commercio, che muove denaro comprando merce in grande quantità e gestisce il prezzo.

Eppure la storia ci insegna che la civiltà che ci ha preceduto, di valori ne aveva tanti. Il Bacino del Mediterraneo è stato da sempre una realtà storica, geografica e culturale molto particolare, culla di numerosissime civiltà fiorite sulle rive di questo importante mare, crocevia di mille battaglie e scambio di merci, tra l’oriente e l’occidente. Egitto, Grecia, Arabi, Impero Romano solo per citarne alcuni, hanno rappresentato per secoli il vero valore e la vera importanza del cibo, che veniva utilizzato come baratto, merce di scambio e vero valore di un popolo.

Il finto benessere, la civiltà e la globalizzazione del nulla, hanno portato la popolazione a dare molta più importanza al denaro e meno alle necessità primarie, tra cui il cibo.

Oggi si parla ancora di Dieta Mediterranea, senza sapere che essa non è mai esistita come tale, ma è il frutto di una invenzione che non ha nulla a che fare con le popolazioni del sud Italia, sebbene sia stata riconosciuta Patrimonio immateriale dell’umanità, ma che nessuno conosce o intrepreta a modo proprio. Pensiamo alle enormi differenze esistenti nelle tradizioni alimentari tra città e città, regione e regione e perfino popolazioni vicine. Di sicuro, quello che accomunava le popolazioni del bacino del mediterraneo era lo stile di vita. La fertilità di queste terre garantiva abbondanza di raccolti e induceva le persone a non dimenticare il valore di quello che mangiava.

Basti pensare che quando cadeva il pane per terra, si raccoglieva e si baciava. Non si buttava via nulla e c’era l’abitudine a riutilizzare tutti gli avanti grazie alla cucina “di recupero”. Persino le bucce delle patate venivano riutilizzate. E quando quello che avanzava non finiva di nuovo nei piatti, veniva dato in pasto agli animali domestici, ai maiali, alle galline, oppure agli animali da compagnia che oggi mangiano solamente crocchette. Oggi invece sono numerosi gli sprechi di cibo che tutta la popolazione favorisce grazie all’acquisto di quantità enormi di alimenti e soprattutto a seguito dell’enorme offerta promossa da chi produce. Secondo uno studio della FAO, lo spreco alimentare in Europa e in America settentrionale ammonta a 280-300 kg pro capite l’anno. Ma non siamo solamente noi a buttare il cibo. Lo spreco inizia nei campi e negli allevamenti e continua lungo la fase di trasformazione e commercio, per poi terminare nelle nostre case, dove vengono buttati circa 100 kg di cibo l’anno per ogni individuo. Nonostante questo, per vendere più cibo, riusciamo ad inventarci mille modi di promuoverlo. Da etichette salutistiche fino a certificazioni che promuovono un prodotto migliore di un altro. Ma pochi a nostro parere hanno la possibilità di poter parlare di cibo, quello vero. Oggi mangiamo con sapori e odori decisi in laboratorio, senza stagionalità e con una enorme perdita di biodiversità a causa delle leggi del profitto.

Acquistiamo pomodori dall’Olanda, uva dal Cile, melograni dal Perù, pere dall’Argentina tutto l’anno, tanto che molte persone, soprattutto bambini, non sanno più chi produce e cosa, e soprattutto quale sia la stagionalità. In passato tutti sapevano come veniva fatto il cibo. Compriamo gli stessi prodotti da gennaio a dicembre, cresciuti in serra a temperature controllate e grazie al massiccio utilizzo di pesticidi. Nessuno si preoccupa più delle conseguenza per la salute e per l’ambiente. Per non parlare dei cibi già pronti, inscatolati, serviti in atmosfera protetta, ricette già preparate e pronte da cuocere. A volte addirittura già precotte. Si fa la spesa a mille all’ora, come tutte le cose della vita. Non riusciamo a trovare nemmeno più il tempo di preparare la tavola e cucinare. Tutto deve essere rapido e a portata di mano. Qualcuno si chiede dove arriveremo? Il vero paradosso di questa società è che di fronte a questo spreco c’è ancora chi parla di diete, dimagrimento, privazione di cibo. Sta perdendo valore la civiltà e di conseguenza tutto questo si riflette anche sul cibo.

Quanti di voi si sono chiesti se quello che stavano mangiando fosse cibo vero? Quanti di voi sanno riconoscere un cibo vero da uno finto, sanno fare la spesa, conoscono la stagionalità e la provenienza del proprio cibo, conoscono la differenza tra cibo artigianale e cibo industriale?

Pensate ancora che ingrassiamo solamente perchè mangiamo troppo? Perchè è colpa degli zuccheri, dei grassi o delle proteine?

Pensate ancora che il vostro cibo sia fatto di calorie, micronutrienti salutari, vitamine e minerali?

Vi siete mai chiesti cosa significano le sigle presenti sulle confezioni di quello che comprate, a cosa servono gli additivi, i conservanti, i coloranti, i dolcificanti?

Avete mai sentito parlare di surriscaldamento del pianeta e dei cambiamenti climatici a causa degli sprechi e delle produzioni?

Sapete di cosa davvero è composto il cibo che mangiate? Come si coltiva un ortaggio, da dove viene la carne che mangiate, come è stata allevata, in che condizioni igieniche è stata cresciuta e grazie a cosa? Vi siete mai chiesti come viene disposto il cibo che comprate al supermercato e quali leggi regolano il suo acquisto o la sua produzione?

Quando abbiamo a che fare con il cibo, dobbiamo avere rispetto.